per un’alternativa Benjamin/Adorno

Forse è riduttivo supporre che senza gli ufo non sarebbe mai stata inventata la fantascienza, ma di fatto l’ipotesi aliena ha da sempre stimolato l’interesse dell’industria culturale. Ma è lecito ridurre la fantascienza ad industria culturale? Ad un’attenta analisi sì. In realtà basta aver chiaro il concetto di industria culturale, invece che sapere quel tanto che l’ideologia fa trapelare perché in qualcuno sia suscitata l’idea che si tratti di una bufala. Fin quando la fantascienza non si spaccia per arte può essere tutto a posto, ma in realtà il problema sta in come il pubblico abituato a considerare ogni pezzo di carta stampata come arte o giornalismo la recepisce. Lo scrittore può essere consapevole di scrivere solo per svago, il lettore che legge per svagarsi invece è la prova della fusione tra arte e svago rilevata da Adorno. Tutto cambia però con il cinema: non più lo svago dell’esecutore o del fruitore sono il centro del film, ma i soldi che il produttore riuscirà a guadagnare. Le pesanti e realistiche critiche che Adorno muoveva al cinema sono però compensate dal pensiero dell’amico Benjamin, tragicamente scomparso prima di poter leggere il capitolo sull’industria culturale. Per Benjamin il cinema ha un aspetto paradossalmente positivo: è uno spettacolo di massa, e dunque può portare al popolo un messaggio politico positivo, fuori dall’ideologia. Adorno al contrario sosteneva che l’arte dovesse tenersi fuori da ogni compromissione con la politica, perché per farlo, avrebbe dovuto diventare di massa, e sottoporsi agli stessi criteri dell’industria culturale e dell’ideologia nazista. La domanda è la seguente: se l’ufo può portare, come di fatto è, un messaggio politico, dovrebbe servirsi o meno del cinema e degli altri settori dell’industria, o rischia di essere ridotto a mera fantascienza?


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