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Omero e la paura di essere mangiati

Nell’Odissea il viaggio dello scaltro Ulisse è quello del soggetto che si deve costituire, ma per farlo deve sconfiggere con l’astuzia e con la razionalità le oscure forze mitiche. Propiziatori sono i molti sacrifici di animali fatti agli dei: l’animale viene ucciso e poi mangiato da Ulisse e compagni ( il “sacrificio” si è mantenuto nella festa religiosa e non: l’agnello pasquale, la torta di compleanno, il tacchino del ringraziamento, l’ostia, simbolo del sacrificio dell’uomo-dio ). Il ruolo del cibo nell’Odissea è straordinario: i Proci banchettano per anni a casa di Ulisse, i compagni mangiano i buoi di Iperione scatenandone l’ira, mangiare il loto porta alla dimenticanza e ancora il cibo è alla base del rituale dell’ospitalità. Di contro molti dei mostri che Ulisse incontra nel suo viaggio si cibano di uomini: Polifemo, Scilla, i lestrigoni; anzi, il tormentoso viaggio verso Itaca durato 10 anni è dovuto proprio al fatto di essere riuscito a sfuggire alla fame del ciclope, da lui accecato. Da quando i monoteismi ci hanno abituati ad aspettarci la divinità nel cielo invece che sul monte Olimpo anche la paura di essere mangiati si è spostata. Il telefilm Visitors degli anni 80 ha sapientemente raccolto questa paura, quella di essere null’altro che animali che possono essere allevati e mangiati. Ma da chi? Da chi agisce con più razionalità ed è dotato di maggiori forze rispetto a noi: gli alieni. Lo spostamento non è solo di attesa ma anche semantico: i mostri che si cibavano di uomini ( da mostrum: fatto strano ) sono diventati gli alieni ( da alienus: altro, diverso ). Il telefilm Visitors rovescia così la questione preda-predatore e pone l’uomo, diversamente da quanto aveva fatto Omero, non più al vertice della razionalità, della forza e della catena alimentare. La Terra, secondo il telefilm sarebbe stata popolata dagli umani solo quando i viaggiatori intergalattici vi hanno messo i nostri progenitori, aspettando che si riproducessero per avere un luogo da cui attingere le riserve di cibo durante il viaggio di ritorno. Non fantasia, ma solo orrore mitico e pratica comune tra i navigatori umani dei tempi passati. Quello che ci aspettiamo possano fare gli alieni l’abbiamo sempre fatto come specie.


il male: V, procreazione e divieto biblico

V, ufologicamente parlando, rappresenta il male. Il telefilm V, remake versione 2009 del precedente Visitors, riesce a condensare tutti gli stereotipi negativi riguardo all’alieno, e lo fa già a partire dal titolo. V sta per Visitors, ma anche ( almeno nella versione italiana ) per Vittoria, la vittoria che l’esiguo gruppo di ribelli chiamato Quinta Colonna, chiede contro i malVagi inVasori del cielo, e naturalmente rimanda ad un altro film, il V per Vendetta, senza il quale il titolo del telefilm non sarebbe stato di altrettanto immediato impatto. Il gruppo di umani ribelli che diffidano delle intenzioni degli alieni è formato da un ricercato, un prete, una poliziotta preoccupata per il figlio innamorato di una visitor, un visitor innamorato di un’umana, a cui si aggiungeranno nel corso delle puntate un giovane scienziato ed un giornalista raggirato dai visitors stessi. Ma soprattutto a loro si aggiunge lo spettatore, l’unico che grazie alle sequenze del telefilm riesce a smascherare la facciata buonista dei visitors per arrivare a tutta la Verità sui visitors, anticipando addirittura le scoperte dei ribelli. Il resto dell’umanità è invece persuaso della bontà degli alieni e del loro motto dal sapore cristiano “veniamo in pace, sempre”: agli uomini infatti essi si mostrano con fisionomie sorridenti e tipicamente americane, sbandierando nomi altrettanto americani, cosicché sulle prime è difficile credere che si tratti davvero di alieni. All’apparenza in più degli uomini hanno solo intenti assolutamente pacifici ed una tecnologia in grado di curare qualsiasi malattia. Ma sotto alla pelle umana si nasconde ovviamente lo stereotipo del Viscido lucertolone Verde, l’icona dell’alieno basata sul primordiale disgusto per i rettili, che in fin dei conti è stato codificato dal testo biblico nella figura del serpente. Quindi V è anche biblicamente parlando il male. La coda del visitor è lo stesso del corpo del serpente, ed il serpente è a sua volta un simbolo fallico, cosicché se per la psicologia il vero significato del divieto biblico è la promiscuità, questa viene ribadita nel telefilm: i visitors mirano a unirsi con gli umani al fine di creare una razza ibrida umana-aliena, e poi sostituirsi all’uomo. Il tema dell’ibrido umano-alieno era anche uno dei temi fondamentali di X-files, nonché, secondo un numero impressionante di false testimonianze ( guarda caso, tutte riportate da maschi ) lo scopo ultimo di moltissimi rapimenti. Secondo queste testimonianze i rapiti venivano portati a bordo di astronavi per essere sedotti da bellissime aliene bisognose del loro sperma. Le bellissime aliene, così come le aliene di V si mostrano però non nel loro aspetto normale di lucertola-rettiliana, bensì con fisionomie umane. V, X-files, la Bibbia e queste testimonianze sono tutti esempi di una paura che meriterebbe di essere analizzata più a fondo, e che secondo me può risalire al fatto che il proprio seme ( e viceversa i propri ovuli ) nell’atto sessuale si mischi ai geni del partner, per creare qualcosa di diverso da sé, qualcosa, o meglio un altro essere umano – il figlio – che è e non è il genitore. La paura dello smarrimento della propria identità che avviene nell’amplesso e poi nella procreazione è la paura dell’identificazione del sé in un altro. Ovvero la paura dell’altro alla base di tutti i razzismi e gli specismi, “altro” che nell’epoca della globalizzazione non è più lo straniero bensì l’alieno. Questa paura si fa ancora più forte se l’alieno, come in V, è in tutto e per tutto uguale agli umani. Diviene così la paura di essere simili all’altro, o ancora peggio, di non poter più distinguere “noi” dagli altri. I visitors sono infatti sul nostro pianeta da decenni, e non c’è nessun modo ( tranne quello di scuoiarli ) per distinguerli da noi. Anzi possono mischiarsi a noi, procreare con noi. Il nostro seme può essere usato per creare non solo un nuovo individuo ma anche una nuova razza. Il vero scopo dell’arrivo degli alieni è infatti niente di meno che mischiarsi a noi, ingravidare le nostre donne ( o meglio, usare il seme dei nostri mariti ) e sostituirsi a noi nel comandare la Terra. Dietro a ciò si nasconde dunque la paura della promiscuità, la paura tipicamente maschile di essere “becchi”, la paura che non sia nostro il figlio che porta in grembo nostra moglie, che sia il figlio di un altro. La parte di identità che il genitore smarrisce al momento del concepimento viene totalmente annullata quando non può riconoscersi nel proprio figlio. E se il figlio non è nostro ( il padre difficilmente può averne la certezza ) divine così il massimamente altro da sé, cosa che scatena una paura ancora più grande, quella che il figlio risponda alla legge edipica uccidendo il proprio genitore; cosa che infatti avverrà in più di un caso all’interno del telefilm. In V la preparazione all’ibridazione ( oltre che con esperimenti genetici ) avviene attraverso una pioggia rossa. Il cielo per quattro giorni diventa completamente rosso, prima di sciogliersi in questa “pioggia fertile”, rimandando al cielo rosso del libro dell’Apocalisse. Mi sembra interessante notare alcuni aspetti di questo telefilm: primo, il capo dei visitors è una donna, la bella e fredda Anna, l’ape regina della navicella spaziale, l’unica fertile. Sarebbe stato quantomeno ridicolo e anacronistico se il ruolo di fertilità ( e dunque di re ) fosse toccato ad un maschio, pronto a cospargere il pianeta di sperma; mentre una figura femminile come Anna può ad un tempo esaudire i presupposti di ammaliatrice e di subdola doppiogiochista di cui accusata da secoli la donna, oltre che rimandare meglio all’animalità per il suo rapporto con le regine-madri che si trovano in alcune specie di insetti. Infine, senza questo presupposto non si sarebbe rispettata l’istintiva analogia con Eva, colei che seducendo l’uomo ha condannato l’umanità al peccato e dunque alla morte. Secondo, i visitors non hanno ancora invaso la Terra, ma se ne stanno sospesi nelle loro navi spaziali sui nostri cieli, sono dunque posizionati esattamente lì dove ci aspettiamo che gli alieni arrivino. Solo così possono essere ancora “l’altro”, non ci sarebbe stato se no nessun modo per distinguerli da noi. Il capo del gruppo di ribelli è a sua volta una donna, anche lei come Anna è una madre, ma è soprattutto una donna con la pistola, dato che si tratta di una poliziotta. Anche la pistola ( come il serpente, dunque come Anna la regina dei visitors ) è un simbolo fallico, il che è perfettamente coerente con il personaggio: la protagonista è divorziata e vive da sola con il figlio, può in questo modo vivere una breve e tormentata storia d’amore con un altro uomo. Non a caso si scoprirà che il figlio della protagonista non è del tutto figlio del suo ex marito, in quanto è stato manipolato geneticamente dai visitors prima della nascita. Non solo, il ragazzo si innamorerà presto di una visitor, niente di meno che della figlia di Anna, che sta per entrare proprio nella sua fase fertile. Il cerchio si chiude. I visitors sotto alla pelle umana e sotto alla pelle di serpente hanno una pelle umana, la pelle di Eva e di Adamo. Eva nasce da una costola di Adamo, è quindi parte di lui pur non essendo lui, ed in quanto è la prima donna costituisce un’altra specie rispetto a quella precedente ( cioè Dio ). Come i nostri progenitori i visitors mirano semplicemente ad andare su un pianeta e riprodursi ( “andate e moltiplicatevi” dice la Bibbia ) per creare una nuova razza ibrida. Forse è proprio per la storpiatura del codice biblico e per l’analogia col serpente che V ha fatto tutta questa presa sull’immaginario, contribuendo purtroppo a diffondere gli stereotipi del male anche sull’idea dell’alieno. Detto per inciso, non credo che le analogie col cristianesimo fossero volute, mentre l’incarnazione del male nell’alieno era di certo ricercata. Il vecchio telefilm Visitors ha condensato tutti gli stereotipi negativi dell’alieno già codificati da decenni di industria culturale, V li ha resi attuali e assorbibili dal pubblico del 2012. Spero semplicemente di aver convinto il lettore a Vomitare su questo telefilm. Il finale del resto è d’obbligo: vince il male, vincono i visitors. Il figlio della protagonista muore sotto lo sguardo impotente della fidanzata, il fidanzato della protagonista si dissolve e pure il giornalista viene catturato, il visitor buono è ucciso dalla sua stessa figlia ( ci sono del resto altri matricidi nel corso delle puntate ). Sarà anzi lei, la patricida, l’ibrida umana-aliena ad aiutare Anna a soggiogare tutta l’umanità con il controllo mentale. L’ultima scena è forse la più “anticristiana” del telefilm: il prete ribelle, che poco prima aveva detto che ogni volta che guardava in cielo non vedeva Dio bensì i visitors, viene trovato dalla protagonista con lo sguardo perduto verso l’alto, completamente controllato dal potere mentale dell’ibrida-visitor.