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Avatar o il mito trasposto della conquista territoriale

Non serve intendersi di ufologia per capire che Avatar è una cazzata sotto tutti i punti di vista. Lungi dall’avere qualcosa di extraterrestre ( sia secondo le testimonianze riportate da chi dice di aver visto gli alieni sia secondo i canoni comuni alla filmografia sull’alieno ) gli alieni appaiono del tutto simili agli indiani d’America, ed il territorio ha la fertilità che si andava cercando proprio nel Nuovo Mondo. Benché a prima vista Avatar non segua gli schemi tipici dei film sugli alieni dettati dall’industria culturale, è in realtà la sua perfetta applicazione. Gli alieni, questa volta buoni ( sebbene non manchino anche tra loro i cattivi ) non sono i conquistatori ma i conquistati, ed è l’uomo a far la parte dell’invasore-sfruttatore, che attraverso il protagonista si redime alla fine del film mettendosi dalla parte dei buoni. Questa inversione dei ruoli tipici alieni-umani, legata all’assoluta somiglianza con i nostri indiani d’America, serve a slegarci dal senso di colpa per la precedente conquista territoriale, quella appunto dell’America. Dopo secoli dallo sterminio di intere popolazioni americane, gli attuali americani hanno bisogno di redimersi tramite la catarsi realizzata da un film. Ma non è tutto qui: i pochi umani buoni che si mettono dalla parte degli alieni hanno comunque ottenuto tutto quello che gli umani cattivi cercavano: una terra fertile e degli amici da sfruttare, nonché le gambe che mancavano al protagonista. Quindi anche il finale buonista del film non fa che ricordare quale sia la vera mira dell’uomo: l’espansione, la conquista territoriale e l’assicurazione per il futuro. Il protagonista, che sposa la figlia del capo divenendo capo a sua volta; non mirava però a regnare sugli alieni. Lui la sposa infatti per amore, parola che come insegna Freud serve a rendere socialmente tollerato il rapporto sessuale tra due persone. Ed è proprio attraverso il rapporto sessuale che il protagonista ottiene la propria assicurazione per il futuro ( trasposizione accettabile della conquista territoriale ), cioè spargendo nella femmina il proprio sperma. Se lei rimane incinta, è per sempre legata a lui, il quale avrà una discendenza che meriterà la cittadinanza aliena. La metafora sessuale è presente anche in altre scene del film: l’alieno più forte è quello che riesce a catturare ed addomesticare l’uccello più grosso, cioè è colui che ha l’uccello più grosso ( in italiano la parola uccello ha anche il significato di pene, e probabilmente non è un caso dato che la psicoanalisi insegna che l’uccello è comunque e universalmente anche un simbolo fallico ). Questo è particolarmente interessante perché segna un netto contrasto con l’ufologia e l’astronomia: gli umani tentano un rapporto con gli alieni, ma non con tutti, solo con gli alieni superiori, mentre sfruttano e catturano a loro piacimento quegli alieni che sono stati rappresentati come un corrispettivo degli animali, cioè gli uccelli ed i cavalli. Quest’altra conquista, che non è territoriale ma serve a garantirsi una supremazia su un’altra specie ( quella appunto che viene domata ) e su quelle persone prive di cavallo ed uccello; è però mascherata da un finto rapporto autentico che gli alieni intrattengono con le loro bestie. È famoso infatti l’unione che nel film il padrone raggiunge col suo cavallo unendo capelli e criniera: quando ci si attacca i capelli al cavallo, allora il cavallo eseguirà quello che il padrone pensa, benché stranamente non accada anche viceversa. Nel film contano solo alcune specie di alieni, le altre sono poco più che bestie senza volontà che devono eseguire gli ordini dettati dai più forti; fortunatamente l’ufologia e l’astronomia non sono così stupide e sperano di scoprire anche dei microbi alieni. L’unione con l’animale tramite i capelli, che nel film è dipinta come qualcosa di autentico e buono, si ricollega direttamente al mito del buon selvaggio, il selvaggio che ama e rispetta la natura, con cui gli americani sostenevano le loro differenze dagli inglesi: poiché in America ci sono i selvaggi che rispettano il territorio, gli americani potranno insediarsi felicemente prendendo esempio dai nativi. Purtroppo la Terra è ormai totalmente abitata, è per questo che i creatori di Avatar sono stati costretti ad inventare un altro pianeta, del tutto simile al nostro, sul quale avere brame conquistatrici. È questo lo stesso motivo per il quale gli uomini sono tanto interessati alla presenza di acqua su Marte: l’acqua è la base della vita come noi la conosciamo ( non si può sapere infatti se anche gli extraterrestri abbiano bisogno di acqua per vivere ), e dunque è la base della vita dell’uomo. Solo se c’è acqua su Marte è possibile valutare un insediamento umano su quel pianeta.