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l’immigrato e l’invasore

Uno dei fenomeni più ricorrenti nella letteratura e nella filmografia sugli alieni è quella dell’invasore. L’invasore che come nel passato conquista e saccheggia il territorio, stupra le donne e dissipa i beni, per stanziarsi come nuovo regnante o che arriva solo di passaggio, per poi proseguire oltre con i suoi scempi. La versione moderna dell’invasore è l’immigrato, che arriva sul territorio per commettere crimini o per rubare il lavoro. La ricerca è sempre quella di condizioni migliori, che l’immigrato e l’invasore non possono trovare in patria. Questo modo di vedere allo straniero migrante si applica anche all’alieno: una volta consumate tutte le risorse del proprio pianeta invade la Terra e uccide o schiavizza l’umanità. Si badi bene che in tutti e tre questi casi quello che fa paura è che l’invasione sia di massa. L’alieno singolo è rappresentato come buono (si pensi a E.T. o al più recente Paul), così come si è pronti ad ammettere che il singolo immigrato non sia cattivo, quello che spaventa è il numero, il vedere che “ce ne sono troppi”, poiché vedere facce di un colore diverso e sentire lingue straniere mette in crisi l’idea di identità nazionale e la sicurezza della patria.

In poche parole, anche nei confronti degli alieni si applica preventivamente il pregiudizio razzista.