primato della rappresentazione

“Nessuna scienza propriamente detta ( nessun sistema di conoscenza diretto dal principio di ragion sufficiente ) può raggiungere un risultato finale, né dare una spiegazione interamente soddisfacente; e ciò perché la scienza non può cogliere l’intima essenza del mondo, non può oltrepassare la rappresentazione”. Per Schopenhauer la scienza non riesce a dire la verità sul mondo perché non coglie il lato soggettivo né arriva a quello più essenziale. E l’ufologia radicale non può che essere d’accordo: la scienza ci sembra il più grosso cumulo di aria fritta coerente, soprattutto dopo il methodenstreit, un modo di sondare deduttivamente la realtà che pare l’esatto contrario dell’approccio dell’ufologia radicale. Nelle prime pagine del Mondo come volontà e rappresentazione Schopenhauer sembra dare il primato al soggetto percepente ( che percepisce la rappresentazione, quindi l’osservatore ) d’altro lato la sua critica alla scienza sembra però voler ristabilire quello che Adorno chiamava il primato dell’oggetto: l’oggetto ha un valore che non può essere limitato dalla percezione che ne ha il soggetto. Ufologicamente parlando, l’ufo, l’oggetto volante, non si riduce a quello che una persona vede, sia esso uno scienziato o un tizio che lo scambia per un aereo, ma rimane comunque non identificato, non identico a ciò che l’uomo pensa che sia. Per tornare a Schopenhauer, l’ufo è una cosa in sé, al di là del modo in cui viene percepito ed identificato. Ciò significa che per Schopenhauer il primato non va né all’oggetto né al soggetto, bensì alla rappresentazione. “Il mondo oggettivo, il mondo come rappresentazione, non è l’unico aspetto dell’universo; né è per così dire, la sola faccia esteriore” dietro alla quale sta la cosa in sé. L’uomo però non può vedere la cosa in sé, ma solo il modo in cui la cosa si mostra: non vedo l’ufo in sé, ma vedo il modo in cui l’ufo si mostra. Una differenza sottile, ma essenziale, soprattutto se confrontiamo il modo in cui le cose ( e gli ufo ) si mostrano e il modo in cui l’uomo ci vuole mostrare l’ufo. Cosa ancora più importante se l’aspetto principale dell’ufo come l’uomo lo conosce è proprio il suo manifestarsi. In Schopenhauer il concetto di rappresentazione indica l’aspetto vero delle cose, poiché le rappresentazioni sono il modo con cui conosciamo e vediamo il reale. Ma la parola rappresentazione ha anche un secondo significato che si lega a ciò che è falso: rappresentazione teatrale, rappresentazione cinematografica ecc, nel mondo dell’industria culturale una rappresentazione è una finzione che deve essere fatta vedere, una messa in scena per degli spettatori, i quali sotto sotto devono credere che quella sia la realtà. Anzi, nel mondo contemporaneo il primato della rappresentazione ( inteso non nel senso di Schopenhauer ma come primato della rappresentabilità, della trasposizione cinematografica e dunque dell’osservazione-osservatore ) è ormai totale: tutto deve essere mostrato, ciò che non viene visto in tv o nel telegiornale potrebbe non essere vero, potrebbe non essere mai successo. Questo fa sì che su internet si trovino migliaia di filmati di pallini luminosi che vagano nel cielo, e che la gente creda a questi filmati così come crede nei Visitors. Vedere l’uno rafforza la possibilità di lasciarsi convincere a credere anche nell’altro. L’ufologia radicale ripropone il primato della rappresentazione come la intendeva Schopenhauer: vedere l’ufo è vedere il suo lato vero, pur sapendo che in esso c’è probabilmente qualcosa in più rispetto a quello che vediamo.


One Response to “primato della rappresentazione”