sulla forma

Ringrazio Sirio per il seguente articolo

 

Si stima che nell’universo (solo questo universo) esistano 200 miliardi di galassie, ognuna delle quali è caratterizzata da decine o centinaia di miliardi di stelle a sua volta; quindi dal superamento della teoria geocentrica alla luce di questa conoscenza sembra molto improbabile che solo in questo minuscolo frammento si possa essere sviluppata la vita. Inoltre, dobbiamo considerare che la vita stessa, per buona parte, ha origine nello spazio: non solo il nostro pianeta (ambiente adatto per la vita) si è formato per aggregazione di materiale orbitante attorno ad una stella (il Sole) ma l’acqua, che è alla base della vita come la conosciamo, viene dalle comete. Queste ultime, inoltre, sono portatrici di materiale organico, come è stato teorizzato in precedenza e confermato dalla sonda della NASA “Stardust”, che ha raccolto vari campioni tra cui molecole organiche semplici dalla coda della cometa Wild 2. Quest’anno dovrebbe atterrare la sonda dell’ESA “Rosetta” sulla superficie della cometa Churyumov-Gerasimenko, e si pensa che al suo interno vi possano essere molecole organiche più complesse (saranno estratti campioni perforandola). Queste molecole, combinate a quelle organiche sviluppatesi sulla Terra (come ha dimostrato l’esperimento dello scienziato americano Miller, basandosi sugli studi del geochimico russo Oparin), sicuro hanno generato la prima forma di vita: il procariota, dal quale si sono evolute via via forme di vita più complesse fino alla nostra. Concludendo, possiamo dire che l’origine della vita è un fenomeno cosmico e non solo terrestre, quindi questo pianeta probabilmente non è l’unico caso accidentale in cui si è sviluppata la vita così come la conosciamo. Probabilmente esistono molti altri pianeti simili alla Terra, anche con altre umanità (sì, perché è possibilissimo che su un altro pianeta ci sia stato un processo evolutivo come sul nostro). Poi certo è possibile anche che esistano pianeti con ecosistemi e forme di vita ben diversi da come li possiamo immaginare. Ad esempio, potrebbe esserci un ecosistema nel mare sotto la coltre ghiacciata di Europa, il satellite di Giove. C’è chi ha ipotizzato che potrebbe esserci vita tra le nubi di un pianeta gassoso (come Giove stesso, ma a me questo sembra improbabile). Già sulla Terra è stato osservato che è possibile la vita (di una certa complessità) in assoluta mancanza di ossigeno: negli abissi oceanici; quindi potrebbe esserci vita su pianeti con un’atmosfera molto diversa dalla nostra, con forme di vita che non ci aspetteremo. Consideriamo anche gli estremofili, microrganismi che possono vivere (a seconda della specie) in condizioni di alte o basse temperature, pressioni, ambienti acidi, basici… Quindi, l’ipotetico alieno nell’ufo, potrebbe essere ben diverso dal classico umanoide, che anche se è grigio o rettiliano, è sempre bipede, ha sempre una testa, gli occhi, gambe, braccia, dita… insomma, caratteristiche che possono farci riconoscere in lui, e che possiamo facilmente immaginare. Già un alieno umanoide, simile a noi, sembrerebbe inquietante (pure se si trattasse di un essere umano stesso) per il solo fatto che proviene da un altro pianeta, un posto a noi completamente sconosciuto, che ha sviluppato una tecnologia e una conoscenza che noi non comprendiamo e figuriamoci se avesse pure un corpo che non riuscissimo ad immaginare (il diverso ha sempre fatto paura, o meglio, la società ci ha cresciuto con questa paura).


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