SETI

SETI: search for extraterrestial intelligence, in realtà cerca ben poco. L’idea di poter contattare civiltà aliene è di sicuro da elogiare, ma il progetto ha delle lacune teoriche e pratiche che sembrano addirittura in contrasto con l’ufologia. Anzitutto la passività del progetto: sebbene attraverso i radiotelescopi siano stati spediti nello spazio alcuni messaggi, l’ultimo di importanza rilevante ( e comunque di una durata di circa 170 secondi ) risale al 1974, ed il progetto si riduce quindi ad un ascolto ( che privilegia in particolare una frequenza tralasciando completamente molte altre ), nella speranza umana troppo umana che agli alieni sia venuta in mente la stessa cosa. All’origine di questo ascolto stanno due errori di fondo: primo, la formula di Drake per scovare il numero delle civiltà aliene con una tecnologia ed un interesse sufficienti alla comunicazione radio tra pianeti, una formula totalmente astratta e non falsificabile ( benché il progetto si autodefinisca scientifico ) dato che ne conosciamo un solo caso, cioè il nostro. Ma Forse, sarebbe interessante conoscere qualcosa anche degli alieni meno intelligenti e meno avanzati tecnologicamente. Secondo, l’idea altrettanto scientifica ( e secondo alcuni già ben falsificata ) che dato il limite della velocità della luce un incontro faccia a faccia con gli alieni sia impossibile, pertanto l’unica possibilità di contatto sarebbe quella di mettersi in ascolto delle frequenze radio. Tale assunto, com’è evidente, purtroppo tralascia tutte le apparizioni ufo, e con questo l’ufologia stessa.


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